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16°. pp.(56). Cop.colore coeva. Timbretto ex libris al front. "Me ne giva io per la ricca e sontuosa contrada. ove le più superbe merci di Venezia si espongono. quando in persona mi aveni. che allo sembiante alto e maestevole. à gli habiti superbi e d'oro fregiati. al seguito copioso di servitori. dava a dividere di essere di alto affare. Fermato questi il camino avanti uno specchio. se stesso neò chiaro di quel cristaòòp rimirava e d'un non so quale affetto ripieno. mentre la sua mano le chiome che bionde con inanellati giri gli scendevano giù per lo viso. riprese; e con magnanima sprezzatura di gesti non affettai. ma grandi. la barba compose. Vidi una giovinetta. che ciò pur ella passando vide. la qual. rivoltasi alla sua compagna. incominciò a ridersi e pigliar beffe di quel signore..." (pp.9-10). Inizia così questa dotta riflessione sull'uso degli specchi e sulla vanità. |